La pratica dello yoga come viaggio verso l’accettazione di sé

Un percorso di auto-scoperta

Alessandro Veneruso

5/25/20253 min read

woman doing yoga pose sitting on wooden ground
woman doing yoga pose sitting on wooden ground

Nel mondo moderno, spesso associamo lo yoga a una serie di posture ben eseguite, a muscoli flessibili e a foto esteticamente perfette sui social. Ma chi pratica yoga davvero, nel profondo, sa che il cuore di questa disciplina è molto più intimo e potente: è un viaggio verso l’accettazione di sé, una pratica che, se vissuta con sincerità, diventa un percorso di auto-scoperta trasformativa.

Non si tratta solo di toccarsi le punte dei piedi o stare in equilibrio sulle mani. Si tratta di imparare ad ascoltarsi, a rimanere presenti nel corpo, ad abbracciare ciò che siamo, con tutte le nostre imperfezioni, tensioni, emozioni e contraddizioni.

Più che movimento, è consapevolezza

Lo yoga è un’antica filosofia che unisce corpo, mente e spirito. Le asana (le posizioni fisiche) sono solo una delle otto branche dello yoga descritte da Patanjali negli Yoga Sutra. Il vero obiettivo è la liberazione dalla sofferenza attraverso la consapevolezza.

Quando pratichiamo yoga, non stiamo solo allungando i muscoli. Stiamo imparando a rimanere presenti nel disagio, a riconoscere i nostri limiti e a coltivare una relazione più compassionevole con noi stessi.

Accettare sé stessi non è passività, è presenza piena

Accettarsi non significa smettere di migliorarsi. Significa smettere di combattere contro ciò che siamo in questo momento. Spesso nella vita e negli allenamenti ci muoviamo con una tensione di fondo: quella di dover essere diversi, migliori, più “qualcosa”. Ma in questo stato di continua rincorsa, dimentichiamo che ogni vero cambiamento parte da un punto di accettazione sincera.

Durante una pratica yoga, può capitare che emerga un’emozione improvvisa: frustrazione, rabbia, tristezza. Il tappetino diventa lo spazio sicuro in cui queste sensazioni possono emergere, essere osservate, accettate. Questo processo insegna una lezione potentissima: possiamo accogliere ogni parte di noi senza giudizio.

Il corpo come mappa dell’anima

Ogni tensione muscolare, ogni rigidità, ogni resistenza fisica racconta una storia. Non sono solo il frutto di posture sbagliate o di mancanza di stretching, ma spesso sono emozioni sedimentate nel corpo: ansie, traumi, stress accumulati nel tempo.

Con una pratica costante, impariamo a leggere il corpo con più sensibilità. Alcuni giorni potremmo sentirci forti e fluidi, altri rigidi e chiusi. Entrambe le esperienze sono valide, entrambe parlano di noi. Invece di reagire, impariamo ad ascoltare e lasciare spazio.

Mindfulness: la radice silenziosa della trasformazione

Yoga e mindfulness sono profondamente interconnessi. Mentre ci muoviamo nelle posture, la mindfulness ci aiuta a rimanere radicati nel momento presente, a non fuggire nel pensiero o nella distrazione. È in questo spazio che può avvenire la trasformazione.

Non è raro, dopo una sessione di yoga fatta con intenzione, sentirsi più leggeri, più centrati, più veri. Non perché i problemi siano scomparsi, ma perché abbiamo smesso di combattere e abbiamo iniziato ad accoglierli.

La respirazione come ancora

Nel cammino dell’auto-scoperta, il respiro è il nostro strumento più potente. Non solo regola il sistema nervoso, ma ci connette con l’adesso. In ogni inspiro possiamo accogliere ciò che c’è; in ogni espiro, possiamo lasciar andare ciò che non serve.

In momenti di ansia o tensione, tornare al respiro significa ritornare a sé stessi, al proprio centro, a quella parte silenziosa dentro di noi che osserva tutto senza giudicare.

Non serve essere perfetti. Serve solo essere presenti.

Chiunque abbia praticato yoga per un po’ sa che non esiste una “posa perfetta”, ma esiste una postura autentica: quella che rispetta il nostro corpo, il nostro momento, il nostro respiro. La vera bellezza dello yoga sta nel permetterci di essere come siamo, oggi, ora.

Questo atteggiamento si riflette anche fuori dal tappetino: impariamo a trattarci con più gentilezza anche quando sbagliamo, a non giudicarci troppo duramente, a essere più compassionevoli anche verso gli altri. Iniziamo a viverci con più umanità.

Lo yoga come percorso e non come meta

Forse una delle lezioni più difficili da integrare è che non c’è un punto d’arrivo. Ogni pratica, ogni respiro, ogni momento sul tappetino è parte del viaggio. Non serve “arrivare” da nessuna parte. Serve solo camminare con sincerità e ascolto.

E nel tempo, senza accorgercene, cominciamo a vedere i cambiamenti: non solo nella nostra flessibilità o postura, ma nel modo in cui ci relazioniamo a noi stessi e alla vita.

Lo yoga come atto d’amore verso sé stessi

Praticare yoga non è solo un’abitudine salutare, è un atto profondo di amore verso di sé. È dire: “Mi prendo del tempo per stare con me stesso/a. Per ascoltarmi. Per accogliermi.”

Nel mondo in cui viviamo, dove tutto ci spinge ad apparire, correre, performare… lo yoga ci invita a sentire, fermarci, respirare.
E in quel respiro c’è forse la verità più semplice e potente di tutte: io vado bene così come sono, adesso.

Che tu sia un principiante o un praticante esperto, non dimenticare mai che ogni volta che srotoli il tappetino hai l’occasione di incontrare te stesso/a, in modo autentico, senza maschere.

E questo, più di qualsiasi postura complessa, è ciò che rende lo yoga un cammino di trasformazione reale.

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Nel mondo moderno, spesso associamo lo yoga a una serie di posture ben eseguite, a muscoli flessibili e a foto esteticamente perfette sui social. Ma chi pratica yoga davvero, nel profondo, sa che il cuore di questa disciplina è molto più intimo e potente: è un viaggio verso l’accettazione di sé, una pratica che, se vissuta con sincerità, diventa un percorso di auto-scoperta trasformativa.

Non si tratta solo di toccarsi le punte dei piedi o stare in equilibrio sulle mani. Si tratta di imparare ad ascoltarsi, a rimanere presenti nel corpo, ad abbracciare ciò che siamo, con tutte le nostre imperfezioni, tensioni, emozioni e contraddizioni.

Più che movimento, è consapevolezza

Lo yoga è un’antica filosofia che unisce corpo, mente e spirito. Le asana (le posizioni fisiche) sono solo una delle otto branche dello yoga descritte da Patanjali negli Yoga Sutra. Il vero obiettivo è la liberazione dalla sofferenza attraverso la consapevolezza.

Quando pratichiamo yoga, non stiamo solo allungando i muscoli. Stiamo imparando a rimanere presenti nel disagio, a riconoscere i nostri limiti e a coltivare una relazione più compassionevole con noi stessi.

Accettare sé stessi non è passività, è presenza piena

Accettarsi non significa smettere di migliorarsi. Significa smettere di combattere contro ciò che siamo in questo momento. Spesso nella vita e negli allenamenti ci muoviamo con una tensione di fondo: quella di dover essere diversi, migliori, più “qualcosa”. Ma in questo stato di continua rincorsa, dimentichiamo che ogni vero cambiamento parte da un punto di accettazione sincera.

Durante una pratica yoga, può capitare che emerga un’emozione improvvisa: frustrazione, rabbia, tristezza. Il tappetino diventa lo spazio sicuro in cui queste sensazioni possono emergere, essere osservate, accettate. Questo processo insegna una lezione potentissima: possiamo accogliere ogni parte di noi senza giudizio.

Il corpo come mappa dell’anima

Ogni tensione muscolare, ogni rigidità, ogni resistenza fisica racconta una storia. Non sono solo il frutto di posture sbagliate o di mancanza di stretching, ma spesso sono emozioni sedimentate nel corpo: ansie, traumi, stress accumulati nel tempo.

Con una pratica costante, impariamo a leggere il corpo con più sensibilità. Alcuni giorni potremmo sentirci forti e fluidi, altri rigidi e chiusi. Entrambe le esperienze sono valide, entrambe parlano di noi. Invece di reagire, impariamo ad ascoltare e lasciare spazio.

Mindfulness: la radice silenziosa della trasformazione

Yoga e mindfulness sono profondamente interconnessi. Mentre ci muoviamo nelle posture, la mindfulness ci aiuta a rimanere radicati nel momento presente, a non fuggire nel pensiero o nella distrazione. È in questo spazio che può avvenire la trasformazione.

Non è raro, dopo una sessione di yoga fatta con intenzione, sentirsi più leggeri, più centrati, più veri. Non perché i problemi siano scomparsi, ma perché abbiamo smesso di combattere e abbiamo iniziato ad accoglierli.

La respirazione come ancora

Nel cammino dell’auto-scoperta, il respiro è il nostro strumento più potente. Non solo regola il sistema nervoso, ma ci connette con l’adesso. In ogni inspiro possiamo accogliere ciò che c’è; in ogni espiro, possiamo lasciar andare ciò che non serve.

In momenti di ansia o tensione, tornare al respiro significa ritornare a sé stessi, al proprio centro, a quella parte silenziosa dentro di noi che osserva tutto senza giudicare.

Non serve essere perfetti. Serve solo essere presenti.

Chiunque abbia praticato yoga per un po’ sa che non esiste una “posa perfetta”, ma esiste una postura autentica: quella che rispetta il nostro corpo, il nostro momento, il nostro respiro. La vera bellezza dello yoga sta nel permetterci di essere come siamo, oggi, ora.

Questo atteggiamento si riflette anche fuori dal tappetino: impariamo a trattarci con più gentilezza anche quando sbagliamo, a non giudicarci troppo duramente, a essere più compassionevoli anche verso gli altri. Iniziamo a viverci con più umanità.

Lo yoga come percorso e non come meta

Forse una delle lezioni più difficili da integrare è che non c’è un punto d’arrivo. Ogni pratica, ogni respiro, ogni momento sul tappetino è parte del viaggio. Non serve “arrivare” da nessuna parte. Serve solo camminare con sincerità e ascolto.

E nel tempo, senza accorgercene, cominciamo a vedere i cambiamenti: non solo nella nostra flessibilità o postura, ma nel modo in cui ci relazioniamo a noi stessi e alla vita.

Lo yoga come atto d’amore verso sé stessi

Praticare yoga non è solo un’abitudine salutare, è un atto profondo di amore verso di sé. È dire: “Mi prendo del tempo per stare con me stesso/a. Per ascoltarmi. Per accogliermi.”

Nel mondo in cui viviamo, dove tutto ci spinge ad apparire, correre, performare… lo yoga ci invita a sentire, fermarci, respirare.
E in quel respiro c’è forse la verità più semplice e potente di tutte: io vado bene così come sono, adesso.

Che tu sia un principiante o un praticante esperto, non dimenticare mai che ogni volta che srotoli il tappetino hai l’occasione di incontrare te stesso/a, in modo autentico, senza maschere.

E questo, più di qualsiasi postura complessa, è ciò che rende lo yoga un cammino di trasformazione reale.